L’industria di precisione nell’Italia preunitaria
Per tutta la prima metà del XIX secolo la produzione di strumenti scientifici in Italia fu limitata e di qualità spesso mediocre. Un territorio ancora diviso politicamente, un’industrializzazione tardiva e circoscritta a pochi centri sono solo alcune delle ragioni che ostacolarono l’affermarsi di officine importanti. I migliori strumenti per la fisica, l’astronomia e la topografia provenivano dall’estero, soprattutto dai costruttori parigini. Ma anche in Italia operavano alcuni abili “meccanici” che, spesso al servizio di gabinetti di fisica universitari o di osservatori astronomici, erano in grado di fornire strumenti di buona qualità; la loro produzione rimaneva però confinata a un ambito locale. Unica notevole eccezione fu l’ottico modenese Giovanni Battista Amici, i cui strumenti (soprattutto i microscopi) furono richiesti e apprezzati anche all’estero.
La nascita dell’Officina Galileo
Nel 1861 l’unificazione favorì lo sviluppo e la modernizzazione del Regno d’Italia. Nel 1863-64 si costituì a Firenze una società per costruire apparati fisici e ottici. Fra i promotori vi erano l’astronomo Giovanni Battista Donati, il costruttore di strumenti Giuseppe Poggiali, il fisico Tommaso Del Beccaro e l’ingegnere e imprenditore Angelo Vegni. Verso la fine degli anni ‘60 la società si appoggiò per qualche tempo all’officina del Regio Istituto Tecnico di Firenze, in via San Gallo. Nello stesso periodo apparve per la prima volta il nome “Officina Galileo” (in seguito “Officine Galileo”). Attorno al 1870 la ditta si trasferì nel quartiere periferico delle Cure e, poco dopo, la direzione venne assunta da Innocenzo Golfarelli. La produzione consisteva essenzialmente in strumenti fisici e ottici (microscopi e spettroscopi), apparecchi telegrafici e orologi elettrici.
Alti e bassi
Gli strumenti dell’Officina Galileo ricevono riconoscimenti a esposizioni nazionali e internazionali, ma il mercato è ristretto e la concorrenza estera molto forte. Gli strumenti didattici e da laboratorio non assicurano la prosperità della ditta, che deve ripetutamente ricorrere ai sussidi dell’Istituto Agrario Vegni, al quale era passata nel 1883. Alla fine del XIX secolo la società viene presa in gestione dall’ingegnere Giulio Martinez, che si dedica ad ampliare la produzione e ammodernare macchine e metodi di lavoro, ancora piuttosto antiquati. Ma per problemi tecnici ed economici, nel 1906 la società viene messa in liquidazione. Nello stesso anno nascono le nuove Officine Galileo, forti del sostegno economico e del prestigio di personalità come l’industriale Giuseppe Volpi e lo scienziato Guglielmo Marconi. Nel 1909 l’azienda si trasferisce in un nuovo stabilimento a Rifredi.
Nuovi prodotti, nuovi mercati
Nell’ultimo ventennio del XIX secolo l’azienda, oltre a costruire strumenti da laboratorio e topografici (spesso copiati da modelli di famose ditte francesi e tedesche), si lancia nella produzione di molti apparecchi diversi. Fra questi, un servo meccanismo per i timoni delle navi, telegoniometri per la Marina, telegrafi ottici, apparecchi fotogrammetrici, dinamo e lampade ad arco per l’illuminazione pubblica. Non tutte le produzioni hanno successo e alcune vengono abbandonate. Sotto la direzione di Martinez, ben introdotto negli ambienti della Marina, s’intensifica la produzione di apparecchiature navali, oggetto di importanti commesse italiane ed estere. Specialmente durante la Prima Guerra Mondiale, è notevole la richiesta di periscopi per sommergibili, telemetri, dispositivi di punteria e soprattutto proiettori con lampade ad arco e grandi riflettori parabolici per le navi. Infine, in collaborazione con la ditta Weston, Martinez inaugura la costruzione di eccellenti strumenti elettrici di misura. Nel 1911 l’officina di Rifredi impiega circa 260 operai.
Venti di guerra
La Prima Guerra Mondiale è il primo conflitto globale in cui la tecnologia svolge un ruolo fondamentale. Le Officine Galileo si trovano a dover fornire un gran numero di apparecchiature per la Marina e l’Esercito. Devono inoltre sviluppare la costruzione di lenti, non più importabili dalla Germania. Si iniziano a costruire “autofotoelettriche” (proiettori montati su automobili) in collaborazione con la Fiat di Torino. Le officine vengono ampliate, riorganizzate e dotate di nuove macchine utensili. Nel 1915, data l’importanza strategica della produzione, il personale viene militarizzato. Verso la fine della guerra le risorse dell’azienda sono quasi interamente dedicate alle commesse militari, mentre la clientela civile e il mercato estero vengono tralasciati. Le maestranze aumentano: fra il 1916 e il 1917 gli operai sono circa 1000, e saliranno a oltre 1900 alla fine della guerra.
Espansione
Il periodo immediatamente successivo alla Prima Guerra Mondiale è segnato da gravi problemi, tra cui un eccesso di capacità produttiva, la necessità di riconvertire la produzione ad usi civili, il rincaro delle materie prime, la concorrenza americana. Tali problemi si riflettono sui lavoratori: la vita dell’azienda è segnata da scioperi, occupazioni, pesanti licenziamenti. Negli anni ‘20 la produzione riprende con nuove commesse militari. Nel 1929 viene acquisita la ditta F. Koristka di Milano, specializzata in microscopi, obbiettivi fotografici (spesso con brevetti Zeiss) e strumenti ottici in genere. Si ampliano gli stabilimenti e si incorporano altre aziende, a Milano e a Battaglia (Padova). Si moltiplicano i nuovi apparecchi, quali bilance e distributori automatici, oltre a una gamma sempre più vasta di strumenti elettrici di misura, per la topografia, la geodesia e la fotogrammetria.
Anni difficili
Nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale la produzione aumenta ed è soggetta a un’ulteriore razionalizzazione e standardizzazione. Con il procedere del conflitto, alla Galileo si accentua però lo spirito della Resistenza, forte di una tradizione antifascista risalente agli anni ‘30. Nel 1943 lo stabilimento viene requisito dai Tedeschi, mentre la penuria crescente di materie prime, le difficoltà nei pagamenti e l’andamento delle vicende belliche, sempre più sfavorevole alle forze dell’Asse, portano a trasferire la produzione nell’Italia del Nord. Solo una piccola frazione dei macchinari rimane a Firenze, dove nel 1944 i guastatori dell’esercito tedesco in fuga fanno saltare parte degli edifici. Alla fine del conflitto solo il 10% circa degli stabilimenti di Rifredi è agibile per la produzione, con appena una quarantina di macchine funzionanti, sulle oltre mille esistenti nel 1939.
La ricostruzione
Nel 1945 l’azienda si trova in una situazione drammatica. Gli stabilimenti di Rifredi sono in condizioni disastrose, i macchinari trasferiti o distrutti. La ricostruzione parte lentamente e, per volere degli Alleati, la produzione deve limitarsi ad apparecchiature non strategiche. La ripresa e la riconversione dell’azienda avvengono però in un tempo sorprendentemente breve, anche grazie all’esperienza che le Officine Galileo hanno acquisito in settori disparati. Fra i prodotti del dopoguerra troviamo contatori elettrici, apparecchi di rilevamento, strumentazione scientifica ed elettrica, apparati per la tecnologia del vuoto e macchine fotografiche. Particolarmente importante è la produzione di telai che contribuiscono al risorgere e allo sviluppo dell’industria tessile di Prato, gravemente colpita dalle vicende belliche.
La seconda metà del XX secolo
Nella seconda metà del XX secolo, oltre alla produzione, cambia la struttura delle Officine Galileo. L’azienda, che per oltre mezzo secolo era stata nelle mani di Giulio Martinez, diviene di proprietà di varie società, le quali si succedono sino al momento in cui la Galileo entra nel gruppo Finmeccanica. Nel 1980 la sede è trasferita nel nuovo stabilimento di Campi Bisenzio. Il settore tessile dell’azienda, ormai non più competitivo, viene in breve definitivamente chiuso. Alla fine del secolo sono due i settori produttivi trainanti: militare e spaziale. Alcune attività, come l’”alto vuoto” o la fotogrammetria, vengono cedute ad altre società, mentre produzioni più classiche (come gli strumenti ottici ed elettrici) sono abbandonate. Infine, cambia il nome dell’azienda: dopo essere diventato Galileo Avionica e poi Selex Galileo, al seguito di varie ristrutturazioni e fusioni all’interno del gruppo è oggi Selex ES.
La storia continua
Oggi la Selex ES, discendente diretta delle Officine Galileo, è un’azienda con numerose filiali estere, che produce apparecchiature sofisticate e strumenti altamente tecnologici, di uso sia civile che militare. Le attuali realizzazioni di Selex ES comprendono sistemi elettronici e optronici (combinazione di elettronica e ottica tradizionale) applicati nella difesa aerea, navale e terrestre e nell’aeronautica civile, oltre a sofisticate soluzioni per la gestione della sicurezza, della logistica, delle comunicazioni e dell’energia. Selex ES è anche leader nel settore spaziale, con strumenti, sistemi, sensori e prodotti per l’osservazione della Terra, l’esplorazione planetaria, le missioni di navigazione e le telecomunicazioni.
Firenze e la Galileo
La storia delle Officine Galileo e delle aziende derivate è parte integrante della storia sociale, industriale ed economica di Firenze negli ultimi 150 anni. Dalla rudimentale officina presa a prestito all’Istituto Tecnico all’azienda capace di sviluppare le più moderne tecnologie, le vicende della Galileo hanno segnato profondamente l’ambiente fiorentino. Direttori, ingegneri, impiegati, tecnici specializzati e operai hanno contribuito a sviluppare una “cultura d’impresa” dove si fondono la soddisfazione per il lavoro di alta qualità e il senso di appartenenza a un’azienda che ha rappresentato una tappa importante nello sviluppo italiano. Oltre a produrre macchine, strumenti e tecnologie innovative, la Galileo è stata un crogiolo di esperienze sociali e un luogo nel quale, pur con momenti di conflitto e di tensione, si sono sviluppate le strutture e le dinamiche che caratterizzano un’azienda del XXI secolo. Oggi, il Museo della Tecnologia “Adolfo Tiezzi” della Selex ES raccoglie le testimonianze materiali di questa storia.
Fonti:
Museo delle Officine Galileo / Fondazione Leonardo
Via Albert Einstein, 35
50013 Campi Bisenzio – Firenze
phone +39 333 692 8513
info@museodelleofficinegalileo.it
www.civiltadellemacchine.it/it/la-fondazione/musei-e-archivi/museo-delle-officine-galileo